Grazie ad Io - Quanto conta la differenza di età con lo psicoterapeuta?

Quanto conta la differenza di età con lo psicoterapeuta?

La differenza di età con altre persone per qualcuno può essere un problema: nel lavoro, negli affetti, nella psicoterapia. Da un confronto di opinioni ho scoperto che andare in terapia da qualcuno che ha un’età inferiore alla propria non è cosa gradita, perché se è più giovane non può sapere come ci si sente ad avere passato determinate fasi di vita.

Io non mi sono posta questo problema, forse perché quando ho deciso di iniziare il percorso terapeutico avevo ben altre paranoie o forse perché non ho mai avuto problemi a relazionarmi con persone più giovani di me.

Yoda dovrebbe avere circa 8 anni in meno di me, a primo impatto pensavo ci fosse più differenza perché sembra più giovane della sua età: questa cosa non mi ha mai creato problemi perché se era lì, sicuramente ne aveva la qualifica.

Grazie ad Io - Presi dalla strada

E’ vero che determinate tappe bisogna viverle per poter comprendere appieno sensazioni che credo siano comuni per blocchi di età, ma è anche vero che ognuno ha la sua vita e le proprie esperienze. Non necessariamente un trentenne ha vissuto meno esperienze segnanti rispetto ad un cinquantenne.

Credo che in una professione come quella dello psicologo sia fondamentale provare ad immedesimarsi in ciò che il paziente racconta, soprattutto se non si ha mai avuto nemmeno lontanamente un’esperienza simile alla sua. Questo, unito alle proprie conoscenze derivanti dagli studi effettuati, è l’aspetto che fa la differenza nel tipo di aiuto che si può dare. Penso anche che sia importante incanalare ciò che si impara delle storie dei vari pazienti per poterne poi trarre consigli da dispensare ad altre persone.

Non so come dovrebbe funzionare, ma questo è il mio pensiero. In fin dei conti lo psicoterapeuta non è altro che un essere umano e come tale deve essere considerato. Spesso mi domando se mentre sto parlando a una persona positiva e sorridente in realtà non ci sia dietro un momento di particolare debolezza, una persona che tutto vorrebbe fare tranne che sorridere perché non sta vivendo un bel periodo.

Oppure mentre racconto qualcosa che per me è deleteria ed è un macigno, dall’altra parte potrebbe esserci un’esperienza di vita tale per cui la mia in confronto è un giochino e, nel pensare questo, a volte mi sento stupida. Questo perché io mi faccio pare mentali in generale, magari è la persona più felice della Terra e non le si è mai rotta nemmeno un’unghia, ma effettivamente mi sento quasi in colpa perché si parla solo di me anche quando in quel lasso di tempo non sono io quella che sta male… non so come spiegarlo.

Resta il fatto che non trovo sminuente farmi supportare da qualcuno che è anagraficamente indietro rispetto a me proprio perché è solo una questione di età, di numeri.

Da quando ho iniziato la psicoterapia ho sviluppato una curiosità specifica per questo tipo di lavoro e avrei un sacco di domande da fare. Ad esempio, cosa mai scriverà su quei fogli? Io immagino la lista della spesa, appunti su cosa deve fare il giorno dopo, memo vari. Se dico “Domenica vado in X posto” per me scrive “Domenica NON devo andare in X posto perché rischio di incontrare lei” 😀

La differenza di età con il proprio psicoterapeuta può davvero essere un motivo per abbandonarlo dopo poche sedute, alla ricerca di qualcuno più maturo per le proprie aspettative? Forse, e lo capisco. Non penso però che sia l’unica spiegazione: talvolta può esserci una mancata propensione ad accettare indicazioni su come gestire la propria vita da chi è più piccolo. Forse è solo una questione di rispetto, chi lo sa.

A questa domanda mi piacerebbe avere risposta proprio da chi questo mestiere lo fa, per sapere cosa pensa. Anzi, aggiungo il quesito diretto al contrario: quanto fa la differenza dover dare “istruzioni di vita” a pazienti con diversi anni in più?

Condividi: